Arsenale di Taranto: una realtà in abbandono, un'esistenza in vita sconcertante ed al limite della legalità, un quadro disastroso!

Taranto -

Maggio 1998: l’R.d.B., unica organizzazione sindacale, non firma il protocollo d’intesa sulla ristrutturazione della Difesa e chiama i lavoratori alla lotta.

Chiama i lavoratori, cioè, a resistere ad un progetto presentato come assolutamente necessario ed ormai inevitabile per il bene di tutti, dicono, sebbene contenga espliciti riferimenti a “…dolorose ricadute in termini occupazionali”.

E tenta in tutti i modi di comunicare con i lavoratori per portare a loro conoscenza quale decisione disastrosa e perversa sia stata loro imposta.

Tale impegno produsse un’iniziale attenzione ed una diffusa preoccupazione per il proprio futuro lavorativo. Poi, più nulla.

Nello stabilimento venne messa in atto una sottile strategia tendente a delegittimare la nostra Organizzazione utilizzando argomentazioni menzognere che raggiunsero il culmine quando fummo accusati di terrorismo psicologico.

I dipendenti, spaventati e confusi, si rifugiarono nella comoda convinzione che “…nulla può succederci…”, in ciò sostenuti e rasserenati dai propri rappresentanti sindacali.

Nonostante ciò, per tutto questo tempo abbiamo continuato a denunciare le manovre dell’Amministrazione ed i pericoli di una, ormai prossima, privatizzazione dello stabilimento.

Oggi, però, nessuno dei pompieri di ieri (molti dei quali già si sono già sistemati, per la verità) può nascondere la realtà! E la realtà ci dice che:

 

- Negli ultimi anni questo posto di lavoro ha perso tre/quattrocento dipendenti;

- Il lavoro è diventato un miraggio per molti: sempre più manodopera non utilizzata e sempre più ore di “vuoto  

  lavoro”;

- Gli operai inquadrati in area A1 sono scomparsi dalle tabelle organiche. Rimangono i loro fantasmi che si aggirano  per lo stabilimento. Presto li seguiranno (prevediamo) quelli in area B1;

- Buona parte degli ingegneri, area tecnica C1, hanno usufruito di trasferimenti, distacchi o cambi di qualifica, con buona pace del rilancio produttivo dello stabilimento. L’Amministrazione, però, può sempre contare (?) sugli ex capi reparto, tenuti in caldo per la bisogna;

- Le condizioni infrastrutturali ed igieniche sono da paese del terzo mondo. L’unica attività che ferve è quella di transennare sempre nuove zone, rese impraticabili da tubi che scoppiano allagando strade, cornicioni che si staccano e cadono a pochi metri dai passanti. Le scale di accesso alla porta principale sono impraticabili e sbarrate da tempo, costringendo i pedoni a traversate bibliche per entrare ed uscire dall’Arsenale. Il verde troppo verde perchè nessuno lo cura è diventato oasi naturale ormai popolata da animali di ogni tipo;

- La mensa poi…. Ogni anno, da 20 anni, pochi giorni prima della sua apertura, ci si accorge che piove dentro. Ma chi fa i lavori? Perché non durante i mesi estivi?

 

L’elenco potrebbe continuare a lungo, magari parlando dei casi di mobbing spesso non denunciati o dei progetti finalizzati riconosciuti a personale in manodopera non utilizzata o dei corsi di formazione aperti incautamente  a personale non avente diritto o del nuovo Sistema Informatico S.I.G.A., adottato dall’Arsenale, ritenuto a tutt’oggi inattendibile ed inaffidabile…

Una realtà in abbandono, un’esistenza in vita sconcertante ed al limite della legalità, un quadro disastroso!

I conti non tornano!

Non fu avviata la ristrutturazione per il rilancio produttivo dello stabilimento attraverso l’ottimizzazione della risorse (poche) e dell’impiego del personale, così da rendere lo strumento all’altezza dei compiti assegnatigli?

Ci turba il sospetto che l’avvenire si organizza sotto i nostri occhi in funzione della nostra assenza.

Genera inquietudine l’attesa della venuta di un “creatore di ricchezza” capace di dar prova di dinamismo, il solo che oserà correre dei rischi, per il bene di tutti.

Sotto traccia si avvicina.

Eccolo è qui.

Lo spettro di “FINCANTIERI” si aggira per lo stabilimento…

…è per salvarti meglio, piccino mio!

 

A tutti il diritto di un bilancio, ad ognuno il dovere di una risposta e di una azione.