Decreti sicurezza, per USB le modifiche sono solo un maquillage: resta l’impianto securitario di Salvini e Minniti ma sui permessi di soggiorno c'è spazio per rilanciare la mobilitazione
La filosofia di fondo dei Decreti Salvini/Conte, cioè la codificazione della politica migratoria come questione securitaria e la gestione del dissenso come criminalità da sanzionare penalmente e da isolare e confinare con il sistema dei DASPO, è rimasta purtroppo intatta. Il Decreto appena sfornato dal governo Conte bis non tocca l’impianto dei decreti del precedente ministro degli Interni ma prosegue nel solco che era stato inaugurato dai Decreti Minniti/Orlando che, in fondo, sono stati i precursori di questa nuova fase della politica migratoria e della gestione dei conflitti nelle città.
Non scompaiono ma di fatto risultano invece confermate e quindi rafforzate le misure repressive nei confronti di proteste sociali, blocchi stradali, occupazioni di immobili e manifestazioni che Salvini aveva introdotto o incattivito, così come si inasprisce quella riguardante il cosiddetto Decoro Urbano che è servita per trasmettere una immagine dei migranti (e dei poveri) come minaccia per la sicurezza delle città.
Anche sul fronte del salvataggio delle vite umane nel Mediterraneo le novità sono limitate, si riduce l’entità delle sanzioni (anche se cresce la pena per il comandante dell’imbarcazione) ma non cambia l’impianto accusatorio nei confronti di chi svolge atti di solidarietà.
Dove si registrano dei cambiamenti è invece sul fronte delle possibilità per tanti migranti di ottenere un permesso di soggiorno. L’impossibilità, istituita dai decreti Salvini, di ottenere una regolarizzazione costituiva non solo una forma eclatante di disumanità ma anche una evidente disfunzionalità e finanche il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale erano intervenuti in passato per evidenziarne vizi di legittimità.
La riapertura dei canali di regolarizzazione, attraverso l’ampliamento della platea di chi potrà accedere alla protezione speciale, e la convertibilità di quest’ultima in un permesso di soggiorno, per esempio per motivi di lavoro, crea condizioni nuove: finalmente migliaia di migranti hanno davanti una prospettiva di accedere al diritto di soggiorno. Se la filosofia non cambia, cambiano però le condizioni materiali per migliaia di persone e si crea un contesto diverso per l’attività anche della nostra organizzazione.
Il quadro delle nuove norme non chiarisce se tutti coloro che hanno perso il diritto al permesso di soggiorno in questi anni, magari perché non hanno potuto rinnovare la protezione umanitaria, possono tornare a fare domanda ed utilizzare il nuovo provvedimento. Ci sono centinaia di migliaia di persone che hanno vissuto in un limbo in questi anni e che ora aspettano risposte concrete. E questo costituisce un terreno di azione per forzare l’utilizzo più ampio possibile delle nuove norme e spingere le stesse forze parlamentari, in sede di conversione del decreto, ad introdurre modifiche che rendano giustizia a chi in questi anni è rimasto vittima dei decreti salviniani.
Il nuovo decreto è anche la conseguenza del totale fallimento della “sanatoria” in agricoltura tanto voluta dalla ministra Bellanova. Tutti gli aspetti peggiori della legislazione in materia di immigrazione restano inalterati. Si aprono però nuove prospettive di organizzazione e di lotta, nuovi spazi vertenziali, per riaffermare il diritto al permesso di soggiorno ed al riconoscimento pieno dei diritti per tutti i migranti. È su questo terreno che l’USB intende dare battaglia, proseguendo il piano di lavoro lanciato nella giornata del 3 ottobre, facendo appello alle forze politiche e sociali, alle associazioni impegnate nei diritti dei migranti, a costruire un percorso di pressione verso il governo per ridare diritti e dignità ai migranti che vivono nel nostro Paese.
Unione Sindacale di Base