FINANZIARIA E PENSIONI

Milano -

Pensioni: non solo non bisogna ulteriormente tagliarle, collegando i trattamenti alla reale perdita del potere d'acquisto e alla dinamica salariale, ma si deve rilanciare la previdenza pubblica destinandovi forti risorse aggiuntive anche con la lotta all'evasione e all’elusione contributiva.
E' questa la posizione della Confederazione unitaria di base (Cub) riguardo all'ipotesi di ridurre le pensioni nella Finanziaria o con un provvedimento ad hoc.
Il sindacato di base, che invita i lavoratori a costruire uno sciopero generale, ritiene insufficiente difendere l'attuale riforma Dini sia perché prevede trattamenti fra solo il 40% e il 60% dell'ultimo stipendio, sia perché i pensionati perdono circa il 2,5% di reddito l'anno.
Inoltre la Cub chiede l'abolizione della clausola del silenzio-assenso per trasferire il Tfr nei fondi pensioni privati perché si tratta all’evidenza di uno stravolgimento dei più elementari principi giuridici.
In ogni caso deve essere fornito apposito (e preventivo) consenso scritto da parte del singolo lavoratore.
Lo scippo del tfr a favore della previdenza complementare è funzionale allo smantellamento di quella pubblica che va invece rilanciata proprio per il suo carattere universalistico.
In generale, il sindacato contesta l'intera impostazione della Finanziaria: il cuneo fiscale non è altro che un ennesimo inutile finanziamento pubblico alle imprese private quando in Italia il costo del lavoro è già tra i più bassi in Europa.
''La linea economica esplicitata dalla Finanziaria - sottolinea Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale della Cub - è di stampo liberista in continuità con il governo Berlusconi.
Al contrario è necessaria una politica di redistribuzione del reddito a favore di lavoratori, precari e pensionati, una politica alternativa al liberismo e non solo una questione di equità sociale.
Ecco perché se non ci sarà un ribaltamento di questa linea lo sciopero generale sarà inevitabile.