La Federazione del Sociale USB chiama alla mobilitazione i lavoratori dello sport del Lazio: vogliamo fondi per le strutture pubbliche e la regolarizzazione dei collaboratori sportivi precari

Roma -

In questi giorni lo sport e il calcio in particolare sono stati usati per distogliere le persone da problemi reali come sfratti, licenziamenti e mancanza di reddito. Tutti i giornali e i mass-media hanno decantato le qualità dello sport italiano dicendo, addirittura, che l’Europa ci considera di più perché abbiamo vinto la coppa europea.

Intanto, la condizione dei lavoratori e delle lavoratrici dello sport è peggiorata, grazie ad una riforma del settore che privilegia i grandi privati a scapito dello sport pubblico e popolare, che in molte situazioni è l’antidoto al degrado sociale e all’emarginazione.

Decine di migliaia di addetti allo sport non solo hanno percepito a luglio, con i soliti ritardi, l’indennità di aprile e maggio, cosa oramai ordinaria; ma hanno anche dovuto fare i conti con lungaggini e tecnicismi che scaricano su questo settore sociale le scelte governative, ministeriali e degli organismi a questi collegati (INPS, Agenzia delle Entrate, ecc.).

Moltissimi hanno ricevuto una quota inferiore a quella richiesta, altri non hanno ricevuto il successivo bonifico cui avevano diritto per non aver potuto cliccare, per problemi tecnici, per la riconferma dei requisiti richiesti.

Come Federazione del Sociale USB di Roma chiamiamo alla mobilitazione tutti i lavoratori e le lavoratrici dello sport, per riaprire le questioni dei minori introiti e dei mancati pagamenti delle indennità.

Chiediamo fondi pubblici per il sostegno delle strutture sportive pubbliche, in cronica difficoltà dopo un anno e mezzo di chiusura.

Serve regolarizzare la posizione precaria e senza diritti dei cosiddetti “collaboratori sportivi”: questo è avvenuto in altre città italiane regioni, non si capisce perché, nel Lazio, rimane tutto lettera morta.

Vogliamo indennizzi subito per chi è rimasto fuori, riaprendo i termini per la presentazione della domanda. Le istituzioni devono impegnarsi a restituire tutto il maltolto a tutti quei collaboratori e collaboratrici che hanno visto negarsi ingiustamente il bonifico di sostegno.

Serve, finalmente, un contratto che tuteli i diritti per coloro che lavorano nello sport pubblico e popolare.

 

Federazione del Sociale USB Roma