Livorno, crociere e Turismo: un dibattito mitologico. I dati reali, fra lavoro nero, bassi salari e affitti impossibili
Come organizzazione sindacale sentiamo la necessità di intervenire nel dibattito cittadino scaturito dalla manifestazione di domenica scorsa sui temi del turismo a Livorno, sul traffico crocieristico e sull’inquinamento. Lo facciamo partendo dai dati e dalle analisi emerse dal convegno, da noi organizzato nel gennaio scorso, “Dall'industria all'overtourism. Trasformazioni del lavoro e i riflessi sulla distribuzione della ricchezza e sull'evoluzione dei processi economici, sociali e ambientali”.
Lo facciamo cercando di mantenere il più possibile una visione oggettiva della realtà evitando di entrare nel merito dello scontro “politico” in atto. Uno scontro politico polarizzato su un ipotetico conflitto tra ambiente e ricchezza/lavoro che esula dai dati reali.
Partiamo dal tema dell’occupazione e del reddito. La nostra città e la sua provincia negli ultimi 10 anni hanno registrato una compressione del valore economico e del fatturato del settore industriale del 18%, contemporaneamente i settori del turismo e dei servizi hanno visto un incremento del fatturato del 22%. Il saldo occupazione è di -0,1%. In sintesi, i livelli occupazionali sono rimasti pressoché identici e abbiamo assistito ad un “travaso” di occupati tra il settore industriale e quello del turismo, al netto della distribuzione generazionale che vede il 55% degli occupati nell’industria con un’età maggiore di 45 anni e un 40% nel settore turismo con età inferiore a 35 anni. Il 67% delle attività a Livorno e provincia sono riconducibili al settore dei servizi (tra cui anche turismo) con basso valore aggiunto e ciò si deduce anche dai dati relativi ai salari. Fermo restando che nel nostro paese gli stipendi dei lavoratori hanno subito un decremento del 8,7 % dal 2008 portando il nostro paese sul podio dell’area Ocse, a Livorno e provincia I livelli di reddito nel settore industriale hanno subito una compressione dell’8% negli ultimi 5 anni mentre nel settore del turismo il calo è addirittura del 22%. Livorno, rispetto alla media salariale nazionale di 1800 euro registra stipendi medi di 1500 euro.
In estrema sintesi possiamo vedere come nella nostra città il settore turistico mentre cresce vertiginosamente dal punto di vista del fatturato e del valore economico ha generato una compressione dei salari di pari percentuale. Puntare tutto sul turismo, senza porsi il problema dal punto di vista salariale, genera un impoverimento oggettivo dei lavoratori e delle lavoratrici. Ma non è finita qui, dall’ultimo rapporto annuale di vigilanza dell’ispettorato nazionale del lavoro emerge un quadro drammatico. Secondo i controlli effettuati il 74% delle imprese risulta irregolare, 7 imprese su 10, con picchi proprio nel settore del turismo e della ristorazione con lavoro nero e grigio diffuso, mancato rispetto dei contratti nazionali (già di per sé sottoscritti da CGIL, CISL e UIL con salari da fame). Non ci meraviglia, quindi, che siano proprio le associazioni di categoria del settore ad attaccare ferocemente qualsiasi soggetto che voglia mettere in discussione questo paradigma, ne va del loro profitto. Ci meraviglia invece che proprio l’amministrazione locale, e l’assessore di riferimento in testa, ometta da sempre di menzionare questo quadro impietoso dal punto di vista occupazionale. Mai una parola sulle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici nel settore del turismo, della ristorazione e dell’intrattenimento anche in eventi finanziati con soldi pubblici.
D’altra parte, prima ancora dei dati statistici, come organizzazione sindacale vediamo la realtà quotidiana. Sono centinaia i lavoratori che si rivolgono ai nostri sportelli. Il lavoro grigio (cioè contratti di poche ore settimanali e il resto al “nero”) è la REGOLA. I bassi salari caratterizzano tutto il settore con stipendi che non arrivano a 1000/1200 euro. Questo anche negli stabilimenti balneari cittadini (che pagano canoni irrisori con concessioni ormai scadute), nei ristoranti e nelle attività ricettive. E’ questo il futuro che ci aspetta?
Un capitolo a parte andrebbe dedicato alle conseguenze sociali devastanti prodotte dall’esplosione degli affitti brevi. Durante il convegno abbiamo affrontato questo tema ed è emerso che nella nostra città sono migliaia solo gli host registrati, per non parlare della zona grigia che affitta al nero. Per i lavoratori è praticamente impossibile trovare un alloggio a canoni sostenibili e ciò genera anche l'annoso problema dei lavoratori stagionali che mancano nel settore. E nelle metropoli e grandi città mete turistiche tutto ciò è amplificato.
Di contro, e anche questo è ormai evidente, la nostra città sta pagando un prezzo altissimo dal punto di vista ambientale. Le città portuali simili alla nostra hanno avviato un dibattito sano e trasparente su questo tema (reale e imminente) mentre a Livorno si va avanti a slogan e polemiche da bar mentre gli armatori fanno utili miliardari. È ormai urgente affrontare queste problematiche coinvolgendo lavoratori e cittadini e non sostenendo apertamente solo le associazioni datoriali di categoria.
Quindi il problema non è essere contro o a favore di turismo, crocieristi o pensare che siano automaticamente i nuovi salvatori, il problema è analizzare ed eventualmente provare a “governare” il fenomeno partendo dai dati e facendo sì che tutto questo sia un vantaggio per la città nel suo complesso e non solo per alcune categorie.
Basta salari da fame! Basta irregolarità!