Rassegna Stampa Il Quotidiano

Lamezia Terme -

15 novembre 2006

Si prevede un'adesione totale degli Lsu e Lpu locride

allo sciopero generale di venerdì
Una mobilitazione di massa
I precari: «E' arrivato il momento di reagire tutti insieme»


di Pino Lombardo

 

Gli Lsu-Lpu della Locride chiedono un intervento legislativo, «nazionale o regionale che sia», finalizzato alla definitiva stabilizzazione. Ed è proprio per sottolineare la loro volontà di dire «basta» che hanno aderito allo sciopero generale dei Precari indetto, per venerdì prossimo dalle rappresentanze sindacali di base.

A renderlo noto ieri, attraverso una nota stampa, il comitato per la «Difesa dei diritti degli Lsu-Lpu della Locride», coordinato da Antonio Trifoli, Samanta Speranza e Domenico Capogreco. La determinazione di dire «ora basta con i sacrifici» è stata assunta dai precari locridei non solo per il «protrarsi delle beffe e delle continue umiliazioni» che ogni giorno subirebbero, ma anche perchè la Finanziaria varata dal Governo, «con il consenso dei sindacati concertativi, non dà alcuna risposta positiva ai problemi dei precari,anzi. Né tantomeno la Regione Calabria e gli Enti Locali».
Trifoli e company nell'annunciare che la manifestazione dello sciopero, in Calabria, si terrà a Catanzaro sede della Giunta Regionale, evidenziano la «necessità di una partecipazione corale da parte di tutti i precari dal momento che lo sciopero è l'unica arma che è rimasta per far valere i diritti negati».

Nel comunicato, una sorta di decalogo di rivendicazioni da effettuare, si evidenzia che gli Lsu-Lpu ormai sono «un esercito di persone costretto ad accettare l'unica possibilità di impiego che ci viene offerta: quella di un lavoro precario, nel quale si annullano i più elementari diritti alla dignità della persona, che produce il vivere in una situazione di costante instabilità in cui ci è negata di fatto la possibilità di costruire il nostro futuro».

Questa consapevolezza fa dire che «il tempo del mugugno e delle reazioni individuali è finito» e che adesso è arrivato il momento «di dare delle risposte collettive, di organizzarci, come per altro stanno già facendo in molte parti d'Italia lavoratori che vivono le nostre stesse condizioni di precarietà». Duro l'attacco rivolto ai sindaci della Locride che si sarebbero «dimostrati totalmente disinteressati alla problematica, a fronte invece degli impegni presi in campagna elettorale, e continuano a fare passerelle in nome della legalità dimenticando che la legalità passa quasi esclusivamente nel riconoscere un giusto lavoro ai giovani di questa Calabria così tanto bistrattata». Ma che, da quando la Regione Calabria ha autorizzato gli enti utilizzatori a porre in essere i progetti concernenti l'integrazione salariale, sarebbero anche consenzienti verso tutte quelle situazioni che avrebbero dell'assurdo e deriverebbero da «interpretazioni illecite in una situazione che già di per sé è illegale». Identico attacco verso la Giunta Regionale che si è solo limitata ad autorizzare «le famose trenta ore settimanali integrative, ridotte a poche parole, che lasciano mille dubbi d'interpretazione, diritti che vengono meno in queste ore integrative, tariffe orarie che ognuno interpreta in maniera personale, qualifiche molte volte assegnate a secondo delle simpatie, circolari esplicative che tardano ad arrivare e che esplicano poco o niente e che danno adito a precedenti».
«Senza contare - aggiungono gli Lsu-Lpu locridei - che questi tipi di lavori, altro non sarebbero che lavoro in nero legalizzato dallo Stato visto che a fronte di una prestazione lavorativa, il più delle volte meglio qualificata di tanti dipendenti di ruolo, non garantisce i normali diritti spettanti ai lavoratori quali: una equa retribuzione , la copertura degli oneri previdenziali ed assicurativi , il diritto alle ferie, alla malattia retribuita». Per porre fine a tutto ciò hanno deciso di chiedere, «anche con la forza se necessario», la stabilizzazione. «La richiesta di essere "stabilmente occupati" e non "stabilmente precarizzati" - si legge nella nota - è l'unico obiettivo da raggiungere, dopo dieci anni di precariato.Questo sarà l'unico cambiamento che darà dignità a 8.500 lavoratori».