Sabato 6 agosto gli stagionali sfruttati manifestano a Forte dei Marmi: non sono i lavoratori a mancare, ma salario e diritti
In Italia il cosiddetto “lavoro povero” è una piaga che colpisce tanti, troppi di noi, non permettendo condizioni di vita dignitose.
Lo sa chi lavora nell’indotto legato al turismo e alla ristorazione: un settore su cui i nostri governi puntano sempre di più, come polo di attrazione e produzione di profitto nel paese.
Un profitto, però, che resta per la maggior parte nelle mani degli imprenditori, dei privati proprietari di stabilimenti, bar, ristoranti, alberghi ed esercizi commerciali.
Pochissimo è quello che arriva in tasca a chi, con la propria fatica e il proprio lavoro, permette a queste aziende di prosperare.
Oltre ai bassi stipendi, in questi settori regna l’irregolarità, il lavoro nero, il mancato rispetto di diritti fondamentali, anche quando sono previsti per contratto.
È di questi giorni la notizia della chiusura delle indagini – e apertura di un’ulteriore inchiesta - sui lidi di Terracina, che dovevano essere gestiti dall’Azienda Speciale, un ente del Comune, e invece sarebbero state affidati a terzi. I bagnini percepivano stipendi da 1000 euro per “non insospettire l’Ispettorato del Lavoro”, poi però veniva imposto loro di restituirne 200 ai datori.
In questo caso non solo le aziende private, ma anche membri dell’amministrazione pubblica sono collusi con questa pratica di estorsione di parti del salario ai danni dei dipendenti.
Oltre agli stipendi già bassi da contratto, questo è solo uno tra i più eclatanti dei tantissimi casi in cui anche la legge viene aggirata dai datori per pagare meno.
Non solo, in questo ambiente il ricatto è fortissimo: troppi sono i casi in cui chi alza la testa per difendere diritti minimi, oltre ad essere minacciato di licenziamento viene maltrattato, verbalmente e anche fisicamente, com’è successo oggi a Soverato, dove una lavoratrice nigeriana è stata picchiata per aver reclamato la parte di stipendio che non le veniva corrisposto.
Queste storie devono finire. Sabato saremo in piazza non solo per condannare e denunciare le condizioni di lavoro tremende in questi settori, ma per reclamare un cambiamento radicale.
Servono immediatamente forti aumenti salariali nei contratti nazionali, così come meccanismi che impongano il rispetto dei diritti acquisiti come il giorno di pausa e i turni di riposo, la possibilità di usufruire della malattia e la distribuzione equa delle mansioni più faticose e usuranti.
Serve un intervento serio per fermare la pratica del lavoro nero e grigio, che espone al rischio di lavorare senza contratto ed è un furto di contributi e di quote della disoccupazione.
Serve una legge che imponga il salario minimo a 10€ l’ora, per restituire una base di dignità a tutti i lavoratori e le lavoratrici di questo paese.
Furbetto non è chi prende il Reddito di Cittadinanza, ma chi approfitta della propria posizione di datore per renderci schiavi e sfruttarci.
Per questi motivi saremo in corteo a Forte dei Marmi, il 6 agosto, a far sentire le ragioni dei lavoratori e delle lavoratrici!
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