Rilanciare le aziende o i diritti della popolazione? Irrisorio l’impegno economico per l’emergenza affitti delle famiglie e dei giovani!

Roma -

E’ finalmente uscito il decreto tanto atteso, dopo lunghi dibattiti in sede governativa: da “Decreto Aprile” a “Decreto Maggio”, abbiamo superato il lockdown azzerando i nostri risparmi e l’unica risposta del Governo è il “rilancio” delle aziende a discapito di ampie fasce della popolazione in grande difficoltà economica e nessuna garanzia concreta per giovani, studenti, precari e le tante famiglie indigenti.

Da marzo, ormai, segnaliamo al governo e alle Regioni uno dei problemi più concreti e urgenti che molti stanno affrontando: il pagamento di affitti e utenze.

  • Abbiamo richiesto a gran voce il blocco di questi pagamenti a fronte dell’emergenza e un complessivo ricalcolo degli affitti sul mercato privato, ma niente di tutto questo è contenuto nel nuovo decreto, solo un credito d’imposta per gli immobili ad uso commerciale, ovvero per le aziende
  • Abbiamo segnalato come i fondi regionali di contributo all’affitto non siano uno strumento sufficiente a far fronte al caro-affitti, non solo ora ma anche prima dell’emergenza, in quanto garantiscono ai proprietari di mantenere prezzi alti, che solo in parte e per categorie ridotte di persone vengono integrati dai fondi, con soldi che vanno direttamente in mano ai proprietari.
  • Abbiamo evidenziato la necessità di investire sugli alloggi pubblici, con prezzi stabiliti in base al reddito degli inquilini, anche a favore dei tantissimi studenti e lavoratori fuorisede che ora sono in difficoltà
  • Abbiamo chiesto il blocco del pagamento delle utenze, dal momento in cui questi soldi vanno a rimpinguare le casse delle multinazionali a cui da anni abbiamo svenduto i settori strategici dell’energia grazie alla liberalizzazione del settore

Il governo Conte a guida PD- M5S ha invece dimostrato, impegnando per tutto il territorio nazionale la somma ridicola di 140 milioni di euro per il contributo all’affitto, di non voler utilizzare misure che garantirebbero un respiro di sollievo per migliaia di inquilini e il rispetto di un diritto alla casa anche in condizioni di emergenza economica. Non vuole perché questo andrebbe contro gli interessi di grandi proprietari privati (certo non parliamo delle “seconde case” dei piccoli proprietari, ma dei veri palazzinari) che mantengono profitti alti dalla rendita dei propri alloggi, dei veri e propri parassiti. Perché i loro interessi dovrebbero venire prima dei nostri diritti?

Inoltre, abbiamo rivendicato con forza che il pagamento dell’affitto non deve provenire da sostegni misericordiosi, deve essere garantito attraverso un sostegno complessivo al reddito di tutti coloro che hanno subito danni economici da questa emergenza, e che spesso già prima erano in difficoltà. Un’integrazione al reddito di base trasversale, individuale e non su base familiare, e senza condizionalità legate a cittadinanza, prestazioni lavorative o di altro tipo. Un sostegno destinato ad avere una lunga durata, perché non è difficile immaginare che per alcuni la crisi che si sta generando avrà tempi lunghi.

Anche da questo punto di vista, vediamo come la strategia di governo non sia cambiata: si confermano i bonus per alcune categorie professionali, allargando di poco la platea dei destinatari e in alcuni – pochi – casi alzando la cifra rispetto ai 600€, che comunque restano per lo più invariati.

Ci siamo già espressi sul fatto che 600€ al mese sono una cifra nettamente inferiore rispetto

Alla soglia di povertà relativa (780€) riconosciuta da ISTAT, INPS e di fatto dal governo italiano. Inoltre, abbiamo già verificato ritardi nell’erogazione, e non tutte le figure lavorative dei settori interessati possono effettivamente fare richiesta.

La “novità” è il “Reddito di Emergenza”, un nome fuorviante data che la misura in questione è poco più di una caritatevole mancia ai poverissimi: il REM copre un breve lasso di tempo, si può richiedere a specifiche condizioni e per averlo bisogna dimostrare, di fatto, una situazione di povertà già esistente prima del COVID, escludendo quindi chi ha subito un brusco cambiamento solo negli ultimi mesi o settimane.

Invece di estendere il Reddito di Cittadinanza a una fascia più ampia, è stata creata una sua brutta copia, che anzi rischia di mettere in contrapposizione le categorie di percettori delle due misure.

Dunque, il Governo dimostra ancora una volta di non voler intervenire sui problemi sociali strutturali di questo Paese e non intende mettere in campo misure reali di contrasto alle disuguaglianze: a fronte di miliardi di soldi a fondo perduto per le imprese, nulla viene messo in campo per i lavoratori atipici e precari, in nero, per gli studenti e i giovani che, come ha definito l’INPS in un recente studio, sono quelli che hanno subito i danni più pesanti dalla gestione dell’emergenza.

Non possiamo quindi che riconfermare la necessità di percorsi di aggregazione, sensibilizzazione, lotta e mobilitazione per affermare che i diritti sono più importanti dei profitti e che non potremo uscire dalla crisi senza misure radicali e strutturali.

Federazione del Sociale USB
Sindacato degli inquilini Asia Usb
Rete nazionale giovanile Noi restiamo